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La Cornamusa Scozzese nei Funerali: Tradizione, Significato e Repertorio

03.07.2025

Negli anni in cui ho avuto il privilegio di suonare la cornamusa scozzese, mi sono trovato spesso a riflettere su quanto questo strumento sia, al di là della sua potenza sonora e del suo fascino musicale, profondamente simbolico. Non è un semplice strumento musicale: è una voce che racconta storie, che evoca paesaggi, che accompagna emozioni. E forse è proprio questa sua natura così fortemente evocativa a spiegarne l'antica associazione con il sacro, il mistico e - inevitabilmente - anche con il momento del commiato.

Secondo una tradizione ancora oggi viva in molte aree della Scozia, si crede che la cornamusa sia in grado di scacciare gli spiriti maligni, motivo per cui viene spesso suonata nei matrimoni, ma anche – e forse ancor più significativamente – nei funerali. Si dice persino che il suo suono sia talmente potente da oltrepassare i confini del mondo terreno e risuonare anche nell'Aldilà. È da questa credenza, affascinante nella sua poesia, che sembra derivare l'usanza – ancora molto sentita nei paesi di cultura celtica – di accompagnare i funerali con il suono della cornamusa.

Questa pratica, profondamente radicata in Scozia e Irlanda, si è diffusa negli anni anche in altri paesi anglosassoni, come gli Stati Uniti. E devo dire che, negli ultimi tempi, noto con soddisfazione come anche in Italia ci sia un crescente interesse verso questa forma di accompagnamento musicale per cerimonie funebri e commemorazioni. Complice forse il cinema, i mass media o semplicemente un desiderio sempre più diffuso di personalizzare e rendere più sentite queste occasioni, mi capita con sempre maggiore frequenza di essere contattato per suonare la cornamusa in momenti di commiato.

Capisco perfettamente, però, che per molti italiani questa consuetudine possa sembrare inusuale, quasi estranea. È normale chiedersi se uno strumento così "forte" e apparentemente lontano dalla nostra sensibilità sia adatto in un contesto tanto delicato come quello del lutto. La risposta, secondo la mia esperienza, è sì: pochi strumenti riescono a comunicare con tanta forza e immediatezza sentimenti come la nostalgia, la malinconia, il rispetto e la solennità.

È vero che gran parte del repertorio della cornamusa è costituito da marce, reel e jig, spesso molto vivaci e non certo adatte a un contesto funebre. Ma esiste un'altra anima dello strumento, più profonda e riflessiva, fatta di Slow Airs, Laments e Piobaireachd – brani che, nella loro struttura e nel loro linguaggio musicale, sembrano scritti apposta per accompagnare i momenti in cui le parole non bastano.

Per quanto riguarda le prime due categorie – Slow Airs e Laments – ci sono numerosi brani che negli anni ho avuto modo di selezionare e proporre con discrezione e rispetto. Eccone alcuni tra i più richiesti e adatti, che compongono una sorta di "canone" moderno della musica funebre per cornamusa:

  • Amazing Grace – il brano più noto, toccante nella sua semplicità, seppur ormai forse un po' abusato;

  • Highland Cathedral – maestoso e solenne, sempre molto apprezzato;

  • Hector the Hero – struggente elegia per un eroe dimenticato;

  • Cha Till MacCruimein – conosciuto anche come MacCrimmon Will Never Return, un vero grido di dolore dell'anima;

  • The Dark Island – dolce e malinconico, perfetto per momenti di raccoglimento;

  • Going Home – adattamento di un tema di Dvořák, diventato simbolo del ritorno "a casa" nel senso più spirituale;

  • The Flowers of the Forest – storicamente riservato ai caduti in guerra, oggi impiegato anche nei funerali civili, specialmente dopo il funerale del principe Filippo;

  • The Massacre of Glencoe, The Water is Wide, Piper Alpha, Oh Danny Boy, Skye Boat Song, Westering Home, The Mist Covered Mountains, Mingulay Boat Song, She Moved Through the Fair, MacPherson's Lament, Ar Baz Valan (Borders of Salt);

  • E anche, in alcuni casi, il tema del film Braveheart, molto richiesto per il suo forte impatto emotivo.

  • A questi si aggiungono, come dicevo, i Piobaireachd – la forma musicale più antica e nobile della tradizione cornamusistica scozzese. Si tratta di composizioni lunghe e complesse, spesso nate proprio come omaggio a figure scomparse. In Scozia non è raro che un Piobaireachd venga suonato durante un funerale, soprattutto se si tratta dell'ultimo saluto a un altro piper. 

    Uno dei più celebri è Lament for Donald Ban MacCrimmon – un brano di rara intensità, che dura oltre venti minuti e rappresenta una vera e propria sfida per chi lo suona. È una composizione che racconta una storia, che vibra di significati profondi, ma che difficilmente potrebbe essere proposta nella sua interezza a un pubblico italiano, non abituato a questo genere musicale.

    Tuttavia, in alcuni casi particolari, propongo l'esecuzione del solo Ground – il tema principale del Piobaireachd – che ha una durata contenuta e una melodia più accessibile. È una scelta che permette di mantenere il senso di solennità e profondità senza allontanare l'ascoltatore.

    In definitiva, la cornamusa può essere una compagna potente e discreta nel momento dell'addio: con il suo suono antico e profondo, è capace di parlare direttamente al cuore, al di là delle parole. E ogni volta che mi viene chiesto di suonare in una cerimonia funebre, lo considero un onore: un piccolo ma sentito gesto di rispetto, memoria e vicinanza.

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