La cornamusa scozzese si suona solo a Natale?

10.10.2025

La risposta breve? Assolutissimamente no!
Quella lunga, invece, ci porta a fare un viaggio tra storia, musica e tradizioni delle Highlands.

Dalle valli scozzesi alle melodie del clan

Un tempo i piper, cioè i suonatori di cornamusa, accompagnavano praticamente ogni momento della vita dei clan scozzesi: dalle feste alle battaglie, dai matrimoni ai funerali. La cornamusa era la voce del villaggio, sempre presente, in gioia e in dolore.

Anche se le testimonianze scritte non sono moltissime, è quasi certo che le prime melodie per cornamusa fossero danze, alternate ad arie lente e a lamenti funebri in onore dei caduti del clan. Da quelle radici antiche si è poi sviluppato un repertorio vasto e sorprendentemente complesso, unico nel mondo delle cornamuse, suddiviso in due grandi filoni.

Ceòl Mòr: la "grande musica"

Il primo è costituito dalla cosiddetta Ceòl Mòr, ovvero la grande musica. Qui troviamo il piobaireachd (o pibroch nella versione anglicizzata): una forma musicale nobile e articolata, nata probabilmente nel XVII secolo, composta da un tema seguito da una serie di variazioni sempre più elaborate, fino a tornare, quasi in punta di piedi, al motivo iniziale.

È una musica profonda, introspettiva, a tratti ipnotica. Non è immediata, ma regala emozioni intense a chi sa ascoltarla nel modo giusto.

Un consiglio per l'ascolto: se è la prima volta che sentite un piobaireachd, non cercate di "seguire la melodia". Lasciatevi invece avvolgere dai suoni e dalle immagini che evocano. Immaginatevi un maestoso gabbiano reale che si libra sopra le scogliere delle Ebridi e nelle Highlands: vola tra laghi, vallate e castelli antichi, osservando la Scozia dall'alto, per poi tornare, alla fine del brano, al suo scoglio tra le onde. Ecco, quello è il piobaireachd: l'anima autentica della Scozia e della cornamusa. 

Ceòl Beag: la "musica leggera"

Ma la cornamusa non vive solo di lamenti e meditazione! Infatti esiste anche il secondo grande filone: la Ceòl Beag, letteralmente musica leggera. Qui troviamo un mondo di brani molto più variegati, vivaci e immediati: arie lente, marce e danze di ogni tipo.

Le marce scozzesi, ad esempio, sono affascinanti anche dal punto di vista ritmico. Contrariamente alla marce "standard" nel mondo occidentale, che sono sempre in tempo di 2/4, 6/8 o 2/2, le scozzesi possono essere in 2/4, 3/4, 4/4, 6/8, 9/8, 12/8 e persino, rarissimo, in 5/4!

E poi ci sono le danze, vera linfa vitale della tradizione: Jig, Reel, Strathspey e Hornpipe, ma anche valzer e polke, oltre a brani specifici per danze tradizionali come Ghillie Callum (la celebre danza delle spade) o Whistle O'er the Lave O't, dedicato allo Seann Triubhas.

Una tradizione che non si ferma mai

La cosa più bella? La tradizione continua a evolversi.
Oggi, accanto ai brani classici, si scrivono nuove composizioni, spesso con strutture inedite e sonorità moderne. Segno che la cornamusa scozzese non è affatto un cimelio del passato, ma uno strumento vivo, creativo e proiettato verso il futuro, tanto nella costruzione quanto nel linguaggio musicale.

Cornamusa e Natale: un binomio da chiarire

E qui torniamo alla domanda iniziale: perché mai limitare uno strumento così ricco e versatile al solo periodo natalizio?
Anzi, paradossalmente, nel repertorio tradizionale scozzese non esistono brani natalizi! È una delle principali differenze rispetto alle cornamuse e zampogne italiane, dove invece i canti di Natale sono una parte fondamentale del repertorio.

Detto ciò, nessuno vieta di suonare Jingle Bells o Adeste Fideles con la cornamusa scozzese — anzi, in Scozia è sempre più comune incontrare piper in versione "Santa Claus" con kilt e cappello rosso, pronti a portare allegria tra le strade durante le feste.

Anch'io, lo ammetto, a Natale mi trasformo volentieri in Santa Claus scozzese, con giacca rossa, kilt e cornamusa al seguito! Però lo faccio tenendo sempre un occhio di riguardo verso la tradizione: meglio puntare su brani natalizi anglosassoni, alternandoli a pezzi autenticamente scozzesi, per non snaturare lo spirito dello strumento.

Dalle Highlands al rock

E poi, diciamolo: se la cornamusa riesce a trovare spazio perfino nel mondo del rock, con risultati spesso sorprendenti, non sarà certo qualche melodia natalizia a rovinarne il fascino.
L'importante è ricordare sempre cos'è davvero la cornamusa, da dove viene e cosa rappresenta, e impegnarsi a farla conoscere ben oltre i cliché natalizi che, almeno in Italia, le vemgono appiccicati addosso troppo facilmente.

Conclusione

Insomma: la cornamusa scozzese non è soltanto la colonna sonora del Natale, ma una voce che racconta secoli di storia, emozioni e cultura. Una voce che merita di essere ascoltata tutto l'anno!