Curiosità sulla cornamusa scozzese

22.11.2023

In questo articolo voglio parlarvi di alcune curiosità riguardanti la nostra cornamusa scozzese, abbracciando i più svariati argomenti ma evitando inutili tecnicismi, mantenendo così un tono tale da rendere il discorso comprensibile anche a chi si avvicina a questo strumento per la prima volta, o che si trova qui per semplice curiosità. Del resto, ho già affrontato ampiamente alcuni di questi temi in altrettanti articoli su questo blog, soprattutto riguardo la storia, il repertorio e il funzionamento della cornamusa così come la differenza tra zampogne e cornamuse, per cui se volete approfondirli vi invito a leggere il materiale pubblicato in precedenza.

Bene, iniziamo! Vi ricordo che se avete qualche domanda riguardante la cornamusa scozzese potete sempre contattarci sia telefonicamente che via email, usando i recapiti presenti qui sul sito.

1. La cornamusa scozzese è composta da una sacca, da quattro canne sonore e da un insufflatore. La sacca, originariamente ricavata da una pecora o da una capra, oggi può essere ancora in pelle ovina o bovina, ma può essere anche in tessuto sintetico oppure in un ibrido pelle-tessuto. Le canne sonore si distinguono in chanter, che è la canna sulla quale viene eseguita la melodia, e bordoni, tre canne che hanno il compito di tenere una nota fissa d'accompagnamento. L'insufflatore serve per immettere aria nella sacca ed è dotato di una valvola di non ritorno, che serve a evitare che l'aria torni in bocca all'esecutore anziché alimentare le canne sonore. Queste ultime producono il suono grazie all'impiego di ance, che possono essere doppie, come nel chanter, oppure semplici, come invece nei bordoni.

2. Da un punto di vista prettamente organologico, dove in questo caso con organologia si intende quel ramo del sapere che racchiude lo studio delle discipline riguardanti la costruzione, la classificazione e la storia degli strumenti musicali, la cornamusa scozzese è uno strumento piuttosto semplice, per non dire addirittura limitato. Infatti, è in grado si eseguire una scala musicale di sole nove note, non può fare pause musicali, essendo dotata di un suono continuo, e non può nemmeno eseguire le cosiddette dinamiche; il che vuol dire che non può cambiare l'intensità (volume) del suono durante l'esecuzione di un brano, suonando sempre allo stesso volume. Nella musica occidentale per come viene intesa normalmente, tutto questo porterebbe a limitate capacità espressive dello strumento, perché solitamente l'interpretazione di un brano è data da un sapiente uso di ritmo, dinamica e silenzi (pause). Tuttavia i nostri amici scozzesi, per ovviare a queste presunte "mancanze" dello strumento, nei secoli hanno sviluppato un complesso e ben schematizzato sistema di abbellimenti, cioè delle brevi "notine" che si usano appunto per arricchire la melodia, che unitamente a un uso cosciente della ritmica e a brani appositamente pensati per le caratteristiche espressive della cornamusa, trasformano quello che sembrerebbe essere un punto debole addirittura in uno di forza. Rimane il fatto che la cornamusa scozzese non è però in grado di eseguire molti dei brani che non appartengono al suo repertorio, ma questo vale anche al contrario: non tutti i brani per cornamusa possono essere eseguiti con altri strumenti, anzi, spesso chi ci prova ottiene dei risultati decisamente scadenti!

3. Il suono della cornamusa scozzese è caratterizzato da un'intensità piuttosto elevata per uno strumento musicale: il chanter, preso alla fonte, può raggiungere i 100-110 dB. In pratica quanto una motosega, un martello pneumatico o il pianto disperato di un neonato. Non male, direi, e il fatto che il suono sia continuo naturalmente aumenta l'effetto già dato dall'intensità. Leggenda vuole che nelle Highlands scozzesi, se si hanno le giuste condizioni meteorologiche e il vento a favore, il suono della cornamusa possa essere udito fino a dieci miglia di distanza, quindi oltre i sedici chilometri. Si tratta forse di un'esagerazione, ma di certo la voce di questo possente strumento può farsi udire ben in lontananza, questo è sicuro!

4. La cornamusa scozzese, come del resto tutte le cornamuse esistenti al mondo (e stiamo parlando di centinaia di strumenti anche molto diversi tra loro), non è di origine scozzese bensì mediorientale. Intendiamoci, lo strumento che vediamo oggi è stato effettivamente sviluppato in Scozia nel corso degli ultimi secoli, ma le sue radici risalgono a migliaia di anni fa e affondano nel terreno di un'area geografica che, almeno stando a quanto ne sappiamo finora, sembra essere stata compresa tra il Mediterraneo orientale, la Mezzaluna Fertile e l'Egitto. Tra i Peasi europei, addirittura, pare che la Scozia sia stata tra gli ultimi ad adottare questi strumenti, dal momento che la presenza di cornamuse sul territorio nazionale è testimoniata con un certo grado di certezza solo a partire dalla metà del XV secolo. Ciò non toglie naturalmente che questi strumenti potessero essere usati dagli scozzesi anche in precedenza: semplicemente, non ne abbiamo nessuna prova sicura.

5. Quando parliamo di cornamusa scozzese solitamente ci riferiamo alla Great Highland Bagpipe, letteralmente "la grande cornamusa delle Highlands", in gaelico scozzese a' Phìob Mhòr (la grande cornamusa). In realtà questa è solo una delle varie cornamuse sviluppate in Scozia, sebbene sia certamente la più nota a livello mondiale. Come suggerisce il nome, in passato la Great Highland Bagpipe veniva usata soltanto nella regione delle Highlands. Per semplificare molto una storia che in realtà semplice non è, possiamo dire che le Lowlands e i Borders usavano strumenti che poi sono confluiti nelle moderne Border Pipes e Scottish Smallpipes. Negli ultimi decenni in Scozia sono nate inoltre delle varianti di questi strumenti, quali la Folk Pipes, l'Highland Musette, la Fireside Pipes e via dicendo. In ogni caso, per comodità, nel resto dell'articolo continuerò a riferirmi alla Great Highland Bagpipe chiamandola semplicemente "cornamusa scozzese", come ho fatto finora. 

6. La cornamusa scozzese, lungi dall'essere un fenomeno locale, è diffusa in tutto il mondo, al punto che si contano centinaia di migliaia di piper (suonatori di cornamusa) sparsi nei cinque continenti. Sicuramente almeno una parte del successo di questo strumento è dovuta al colonialismo britannico, e infatti proprio le colonie e le ex colonie del Regno Unito vedono una massiccia presenza di cornamuse sul loro territorio, con Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda in testa. Tuttavia non si tratta solo di questo. Per esempio, anche molti Paesi europei contano un nutrito numero di piper e di pipe band (le tradizionali bande di cornamuse e percussioni) al loro interno, con la Germania, che di certo non è mai stata una colonia britannica, a fare la cosiddetta "parte del leone". In Italia siamo ancora indietro, ma il numero di appassionati aumenta sempre di anno in anno, quindi si può tranquillamente affermare che il fenomeno è sicuramente in crescita. 

7. Le pipe band non sono un'invenzione scozzese. In Scozia, infatti, storicamente i piper sono sempre stati visti come strumentisti solisti, che al limite potevano ritrovarsi a suonare in piccoli gruppetti improvvisati quali il duo o il trio, in determinate occasioni di festa, ma nulla di più. Fu solo verso la metà del XIX secolo che la regina Vittoria, innamoratissima com'era di tutto ciò che riguardava la Scozia (e come darle torto?), volle introdurre delle bande di cornamuse e percussioni nei reggimenti scozzesi dell'esercito britannico, a quanto pare basandosi sul modello dei cosiddetti "Fife and Drum Corps". In precedenza, comunque, tutti i reggimenti scozzesi avevano già al loro interno piccoli gruppi di piper, e sembra abbastanza accertato che alcuni di essi si esibissero accompagnati da strumenti a percussione, tuttavia questa parte della storia sembra essere piuttosto lacunosa, per cui non si hanno dati certi. L'unica cosa sicura è ciò che ho detto all'inizio: la pipe band non è un'invenzione scozzese bensì inglese, e infatti secondo il mio modesto parere la Great Highland Bagpipe dà ancora il meglio di sé quando viene suonata da un solista di buon livello, più che in una banda. Però per carità, questi sono gusti personali, non me ne vogliate!

8. Alla cornamusa scozzese è legato tutto un ambiente fatto di competizioni ben strutturate, sia a livello solistico che di banda, e per tutti i gradi di abilità. Insomma, si suona come se fosse uno sport, al punto che per quanto riguarda le bande esistono campionati scozzesi, britannici, europei, americani e via dicendo, fino ad arrivare ai campionati mondiali, che si tengono ogni anno a Glasgow solitamente il secondo o il terzo weekend di agosto. Accanto a questi "sportivi della musica" però per fortuna esiste anche chi suona semplicemente per il gusto di suonare, cioè per amore dell'arte e non per quello della competizione. Nel caso non si fosse capito, chi scrive non è particolarmente attratto da queste esibizioni, poi per carità, ognuno è libero di fare ciò che vuole nella propria vita, a patto che non danneggi gli altri. Dopotutto, se c'è chi partecipa alla gara a chi raccoglie più vermi (succede in Inghilterra), tanto per citare solo una delle competizioni più insolite, non vedo perché non si potrebbe fare anche una gara tra piper! 

9. Tra i posti più strani in cui è stata suonata una cornamusa scozzese, e con "strani" intendo quelli che proprio non ci si aspetterebbe, c'è lo spazio, o per meglio dire la Stazione spaziale internazionale perché com'è noto nello spazio il suono non si diffonde, e la missione di Alamo durante la celebre battaglia della rivoluzione texana. Per quanto riguarda il primo caso, il "fattaccio" risale al 2015, quando l'astronauta Kjell Lindgren si fece costruire un set speciale da McCallum, più leggero degli standard e pensato per essere tenuto facilmente pulito anche in un contesto così insolito. Il tutto pur di poter suonare Amazing Grace appunto sulla Stazione spaziale internazionale. A proposito di Alamo, invece, durante l'assedio di tredici giorni del marzo 1836 che vide contrapporsi l'esercito messicano guidato dal Generale Santa Anna e i volontari texani guidati da Davy Crockett, la cornamusa venne suonata da John MacGregor, di chiara origine scozzese, come del resto lo erano circa i tre quarti dei difensori della missione cattolica. MacGregor, amico personale di Crockett, era infatti nato in Scozia pare trentaquattro anni prima della battaglia. Durante l'assedio si prodigò per tenere alto il morale degli assediati, suonando la sua cornamusa spesso accompagnato dallo stesso Crockett al violino. Per dirla tutta, qualcuno definì questi duetti improvvisati più che altro come una specie di gara a chi suonava più forte (e non facciamo molta fatica a indovinare chi possa aver vinto...), ma tant'è! In ogni caso John MacGregor morì ad Alamo accanto agli altri volontari texani. Secondo una suggestiva tradizione, pare che i messicani non amassero particolarmente la cornamusa di MacGregor, tutt'altro! Si racconta infatti che Santa Anna inviò ai difensori di Alamo un messaggero con la richiesta che MacGregor smettesse di suonare. Fu solamente quando questa richiesta venne rifiutata che il generale messicano ordinò di issare la bandiera rossa, ad indicare che non sarebbero stati fatti prigionieri.

Un piper moderno davanti a ciò che resta della missione di Alamo.

10. Si dice che la cornamusa scozzese sia uno strumento particolarmente faticoso da suonare. In realtà è più che altro uno strumento difficile da imparare a gestire correttamente. Una cornamusa ben regolata, soprattutto nei confronti delle caratteristiche fisiche di chi suona, non è molto più faticosa da suonare di altri strumenti a fiato. Il difficile sta tutto lì, nell'imparare a regolare bene lo strumento unitamente all'apprendere la corretta tecnica della respirazione, senza la quale si rischia di fare tanta fatica inutile. 

11. Cornamuse e zampogne non sono lo stesso strumento. In Italia troppo spesso si fa confusione, e si tende a chiamare "zampognaro" un piper, col serio rischio di offenderlo. In realtà si tratta di strumenti che, anche se simili per certi aspetti, sono invece molto diversi sia per la storia che li caratterizza che per l'uso che se ne fa. Tanto per citare la differenza più evidente, mentre la cornamusa è uno strumento principalmente solistico, al punto che spesso risulta difficile farla suonare con altri strumenti, la zampogna è uno strumento più che altro da accompagnamento. Non per niente in genere le zampogne suonano in coppia con una ciaramella, una specie di oboe popolare che ha appunto la funzione di fornire una melodia all'accompagnamento della zampogna. 

12. Il repertorio della cornamusa scozzese non è limitato ai canti natalizi, anzi, in realtà c'entra proprio ben poco col "periodo più magico dell'anno". Tradizionalmente, i brani per il nostro strumento vengono infatti divisi in due grandi categorie. La prima, detta Ceòl Beag (traducibile con "musica leggera"), comprende arie lente, marce e danze, mentre la seconda, detta Ceòl Mòr (grande musica), riguarda esclusivamente il piobaireachd (o pibroch), un tema con variazioni che rappresenta la vera musica classica per cornamusa scozzese. Come potete notare il Natale non è contemplato, anche perché nella Scozia a maggioranza presbiteriana questa festività, almeno fino a pochi decenni or sono, aveva un carattere decisamente secondario. Ma allora, direte voi, la cornamusa scozzese non si può proprio suonare a Natale? Certo che si può,  ormai con questo strumento si può spaziare nei generi musicali più disparati, rock ed heavy metal inclusi. Tutto sta nel rispettarne la storia, limitando magari le esibizioni a brani della tradizione natalizia anglosassone e solo a quelli che effettivamente suonano bene sullo strumento. Può sembrare strano, ma a volte capita di sentire piper, anche scozzesi ma più frequentemente statunitensi o canadesi, che si cimentano in improbabili arrangiamenti di brani tipo "Silent Night" ("Stille Nacht" in tedesco, la sua lingua originale, "Astro del Ciel" nella versione ufficiale italiana) e simili, brani che sulla cornamusa scozzese proprio non ci stanno.

13. Non ci crederete mai, ma "Scotland the Brave", "Amazing Grace", "Green Hills of Tyrol", "Skye Boat Song" e "Highland Cathedral" NON SONO gli unici brani che si possono suonare sulla cornamusa scozzese, anche se a sentire certi piper (e a dare retta alla richieste di un certo pubblico) sembrerebbe proprio di sì. Il nostro strumento ha un repertorio composto letteralmente da decine di migliaia di brani, e ogni giorno ne vengono scritti di nuovi. Tutto sta nell'avere voglia di andare a cercarli e di impararli. Ok, sono d'accordo, non tutti questi brani sono degli autentici capolavori, anzi, molti fanno piuttosto "schifino", per usare un eufemismo, ma in mezzo a così tanta letteratura dite che è proprio impossibile cercare un brano almeno decente per non ripetere sempre i soliti tre o quattro triti e ritriti?

14. La cornamusa scozzese è uno strumento che non conosce mezze misure: o la si ama oppure la si odia, ma di certo non lascia indifferenti, mai. Chiamata anche Nobile Signora e Regina delle Highlands, ha un carattere un po' difficile e ribelle, ma quando si mette a cantare, beh... il suo timbro vocale è capace di toccare fin nel profondo il cuore delle persone più sensibili, quelle dotate di uno spirito antico e immortale. E quando ti tocca puoi stare certo che non ti abbandonerà mai più; qualunque cosa tu possa fare, la sua voce risuonerà per sempre dentro di te!

15. Alla cornamusa scozzese sono dedicati ben due giorni speciali: il 10 marzo, data nella quale ogni anno viene festeggiato l'International Bagpipe Day, e il 27 luglio, che corrisponde al Bagpipe Appreciation Day. Due date nelle quali tutti i fortunati che sono stati toccati dalla meravigliosa voce della Regina delle Highlands possono dimostrarle tutta la loro riconoscenza festeggiandola come solo una regina merita. 

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