Che differenza c'è tra cornamuse e zampogne?

27.12.2022

Come potete facilmente intuire, capita anche troppo frequentemente che un suonatore di cornamusa italiano si senta affibbiare l'appellativo di "zampognaro". Tale termine è però del tutto improprio perché cornamuse e zampogne sono strumenti diversi, per quanto simili e di origine quasi certamente identica. Senza volermi dilungare troppo, e soprattutto cercando di evitare per quanto possibile un eccesso di termini tecnici che renderebbero questo articolo incomprensibile ai più, cercherò ora di farvi capire le principali differenze tra queste due categorie di strumenti. 

Prima di parlare delle innegabili diversità tra loro vediamo però insieme cos'hanno in comune cornamuse e zampogne. Portate pazienza un attimo ma per mia antica abitudine cerco sempre di trovare cosa unisce prima di ciò che divide, poco importa che si stia parlando di strumenti o di generi musicali, di gusti personali o di culture diverse.

Suonatori di zampogna e ciaramella in una stampa del XIX secolo

Anzitutto vi ricordo che quando si parla di cornamuse e di zampogne non stiamo indicando uno o due strumenti diversi bensì due grandi famiglie che comprendono al loro interno decine, se non centinaia, di esemplari, spesso anche molto differenti tra loro. Tecnicamente parlando sia le cornamuse che le zampogne vengono definiti "aerofoni a sacco" oppure "a otre". Spiegato semplicemente, nel caso siate digiuni di teoria musicale, il termine "aerofoni" designa tutti gli strumenti che funzionano grazie al passaggio di aria al loro interno. 

Attenzione, quando parliamo di aria non stiamo necessariamente parlando di fiato. Basti pensare all'organo, che pur essendo un aerofono non funziona di certo grazie al fiato, altrimenti sapete che polmoni ci vorrebbero! Del resto, forse non lo sapete ma anche alcune cornamuse funzionano grazie all'utilizzo di un apposito mantice, che sostituisce il fiato dell'esecutore nell'immettere aria all'interno della sacca. Proprio quest'ultima dona a cornamuse e zampogne la definizione di "strumenti a sacco", che si servono quindi di una sacca avente la funzione di riserva d'aria. Oltre a questo, entrambe le famiglie di strumenti utilizzano delle ance, che possono essere sia semplici che doppie, e discendono dagli stessi flauti di cui ho parlato in questo articolo a proposito della storia delle cornamuse. 

Trovati i punti in comune, parliamo ora delle differenze. Anzitutto zampogne e cornamuse hanno una diversa origine geografica, con le prime limitate all'Italia centro-meridionale e le seconde che coprono il resto del mondo. Anche l'Italia settentrionale ha le sue cornamuse, come il baghèt, la piva emiliana, la piva piemontese, la baga veneta e la musa delle quattro province. Non c'è quindi bisogno di scomodare i piper scozzesi per usare impropriamente il termine "zampognaro": per esempio, anche un baghetér (suonatore di baghèt) bergamasco potrebbe risentirsi se chiamato così, visto che non suona una zampogna.

L'altra, grossa, differenza è data dalla struttura degli strumenti e dal loro impiego in ambito musicale. Semplificando il concetto, mentre le cornamuse sono dotate di una sola canna per eseguire la melodia (il chanter), le zampogne ne hanno due, una per mano. Questo permette alle zampogne di eseguire più note contemporaneamente, oltre alle note fisse dei bordoni, il che le rende adatte per essere usate come strumento d'accompagnamento.

Non per nulla le zampogne suonano di frequente in coppia con le ciaramelle, che sono una specie di oboe di origine popolare (anche se questo termine in alcune aeree geografiche indica le zampogne stesse). Al contrario, le cornamuse sono strumenti tipicamente solisti e che, anzi, spesso addirittura mal sopportano di essere abbinate ad altri strumenti musicali. La cornamusa scozzese ne è un tipico esempio, dal momento che ogni volta che si deve suonare con altri strumenti serve mettere in atto una serie abbastanza lunga di accorgimenti affinché la cosa dia un risultato musicale soddisfacente. Questo accade principalmente per motivi legati all'accordatura dello strumento, ma in parte anche al suo volume non esattamente indifferente. 

Oltre alla presenza di una o due canne per la melodia, un'altra cosa che ci permette di comprendere a un primo sguardo se ci troviamo di fronte una zampogna oppure una cornamusa è la posizione dei bordoni. Nelle zampogne infatti questi vengono quasi sempre innestati in un unico blocco di legno comprendente anche le canne per la melodia, mentre nelle cornamuse chanter e bordoni sono separati. Non solo: spesso anche i bordoni stessi risultano scollegati tra loro, anche se questa è tutt'altro che una regola generale (in ambito scozzese basti pensare alla Scottish Smallpipes e alla Border Pipes, entrambe con i bordoni uniti nello stesso stock). 

Una Sruti Upanga, cornamusa tipica dell'India meridionale

Bene, direte voi, allora è tutto facile: basta guardare al numero dei chanter e se chanter e bordoni sono uniti tra loro e il gioco è fatto, cornamuse e zampogne sono facilmente distinguibili! Beh, direi che più o meno in effetti funziona così, anche se come al solito non mancano le eccezioni. Per farvi un esempio, la zampogna di Panni ha un solo chanter e un solo bordone, per giunta separati tra loro, mentre alcune cornamuse come la Cornish Double Pipes, che non per nulla si chiama così, hanno due chanter. Un altro esempio può essere dato dalla greca Tsampouna, dotata di doppio chanter e sprovvista di bordoni. Insomma, pur essendo considerata una cornamusa in parte ricorda le zampogne. Del resto la cosa appare chiara anche nel nome: sembra infatti che, grazie a un processo che in linguistica viene definito "cavallo di ritorno", il nome di questa cornamusa derivi proprio dall'italiano "zampogna", a sua volta derivato dal greco συμφωνία (symfonía, nel senso di fusione o insieme di suoni). Oltre alla struttura dello strumento è sempre bene perciò guardare anche alla sua origine geografica, e in caso di dubbio chiedere a chi lo sta suonando. 

Suonatore di Cimpoi, la cornamusa tradizionale della Romania, su un francobollo celebrativo

A proposito: se il termine "zampognaro" non può essere usato per indicare un suonatore di cornamusa, come lo si può chiamare? Per come la penso io i casi sono due: o lo si chiama col termine inglese "piper", ma naturalmente questo può andare bene solo per chi suona una cornamusa di origine anglosassone, oppure lo si chiama "cornamusista", prendendo a modello come viene chiamata la quasi totalità degli altri strumentisti. Insomma, senza essere un linguista ci sarà pure un motivo per quel suffisso "ista" nei vari pianista, batterista, clarinettista, organista, chitarrista, trombettista, bassista, violinista, flautista ecc! Di certo eviterei accuratamente il termine "cornamusaro", che purtroppo mi è capitato più volte di vedere o sentire usare e che può risultare parecchio offensivo per chi suona, dal momento che il suffisso "aro" in italiano ha spesso connotazione dispregiativa. Insomma, roba da rischiarci la pelle, a meno che non si abbia a che fare con uno zampognaro dove, malgrado la presenza del famigerato suffisso, non esiste alternativa al nome!

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