Come scegliere una cornamusa scozzese: guida all'acquisto

26.01.2023

Prima di tutto, congratulazioni: se siete qui, probabilmente state pensando di comprare la vostra prima cornamusa, oppure di fare un upgrade passando dal vostro primo strumento a uno più avanzato. Però, giustamente, prima di procedere vorreste avere le idee un po' più chiare su cosa c'è in giro in modo da potervi orientare al meglio. Bene, in questo articolo cercherò di spiegarvi le cose principali che dovrete tenere a mente prima di procedere con l'acquisto, calcolando che si tratta di un argomento molto complesso che richiederebbe ben più di un semplice articolo su un blog, e soprattutto molti anni di esperienza chiaramente impossibili da trovare in chi si approccia per la prima volta allo strumento. Per questo motivo vorrei fosse chiaro fin da ora che io manterrò un approccio generico per tutto l'articolo, non conoscendovi personalmente. Se avete un insegnante, e mi auguro proprio che sia così, oltre a leggere questo articolo non mancate di affidarvi ai suoi consigli e alla sua esperienza per individuare lo strumento con le caratteristiche più adatte alle vostre esigenze. 

Vi consiglio caldamente di mettervi belli comodi, perché ne avremo per un bel po'. Anzitutto mi permetto un avviso: nel valutare dove acquistare il vostro strumento affidatevi esclusivamente a un negozio specializzato in cornamuse. Nessun negozio italiano di strumenti musicali tratta adeguatamente i nostri strumenti con la dovuta cognizione di causa. Al limite può tenere alcune cornamuse economiche di fabbricazione asiatica, per l'esattezza pakistana, che vanno bene per tutto fuorché per suonare. Si tratta infatti di strumenti di bassissima qualità che, malgrado l'aspetto simile alle cornamuse scozzesi, possono andar bene al massimo come soprammobili, e che purtroppo attirano spesso l'ignaro cliente grazie al loro costo contenuto. Per lo stesso motivo evitate accuratamente i siti di e-commerce più noti, quali Amazon ed eBay. Anche loro trattano quasi esclusivamente questi strumenti, per cui il rischio di incorrere in fregature è molto elevato. Se date un occhio su questi siti, vedrete cornamuse in vendita a cifre che si aggirano intorno ai €150-200, quando non addirittura a meno. Nessuna cornamusa vera e propria potrà mai costare così poco, nemmeno i modelli più economici pensati per i principianti. Se non volete credere solo alle mie parole, atteggiamento più che legittimo, fatevi pure un giro in rete per vedere cosa ne pensano dei piper veri, cioè non interessati alla vendita di questi strumentacci, delle cornamuse "Made in Pakistan"; non farete fatica a raccogliere qualche altra opinione, perché tra articoli e video sull'argomento è pieno il web.

Nel ricordarvi che al momento l'unico negozio italiano specializzato in cornamuse scozzesi è il nostro, se per qualunque motivo voleste rivolgervi altrove ricordatevi almeno di cercare negozi specializzati all'estero. E tenete sempre presente che se il negozio si trova fuori dall'Unione Europea, per esempio nel Regno Unito, oltre a calcolare un tasso di cambio maggiorato dalle banche dovete anche mettere in conto minimo un 25-26% di spesa in più rispetto al prezzo di listino, tra IVA e oneri doganali vari. Per farvi capire meglio vi faccio un esempio. Nel momento in cui scrivo una sterlina vale €1,14, ma le banche solitamente cambiano intorno a €1,20. Il che vuol dire che se vedete una cornamusa in vendita a £1.000 già di suo vi costerà €1.200 anziché €1.140, ma sommando IVA e oneri doganali andrete a pagarla intorno ai €1.500, senza contare le spese di spedizione che dalla Brexit in poi si sono fatte ben più pesanti rispetto a quanto erano prima. 

Finito il "pippone" economico, per il quale vi chiedo scusa ma che ho ritenuto fosse necessario per chi non ha familiarità con l'argomento, passiamo agli aspetti pratici legati all'acquisto di una cornamusa. La prima domanda che dobbiamo porci, una volta che abbiamo ben chiaro il nostro budget, è se vogliamo uno strumento nuovo oppure uno usato. Del primo caso parleremo ampiamente tra un po', ma per iniziare voglio prendere un attimo in esame l'acquisto di uno strumento in seconda mano. Chiaramente l'usato ha un prezzo inferiore rispetto al nuovo, per cui può essere una buona opzione per chi ha un budget limitato, a condizione però di tener ben presente alcune cose. Anzitutto, dal momento che le cornamuse sono strumenti molto delicati, serve assicurarsi che lo strumento che abbiamo intenzione di vendere sia privo di qualunque difetto dovuto all'usura, come eventuali segni di colpi ricevuti, o peggio all'incuria, con crepe nel legno anche piccole ma che non promettono niente di buono. Per un'analisi seria dello strumento è sempre meglio affidarsi all'occhio di un piper esperto. Evitate quindi di acquistare strumenti che non avete modo di far analizzare dal vivo, a meno che non si tratti di cornamuse usate vendute da negozi specializzati e quindi da questi garantiti. 

Calcolate poi che per ovvi motivi igienici a uno strumento usato vanno sempre cambiati la sacca, tutte le ance e il mouthpiece, cioè l'imboccatura, se non proprio tutto l'insufflatore. Non importa se vi viene detto che, per esempio, la sacca è appena stata cambiata: data la natura dello strumento, che è a costante contatto col fiato dell'esecutore e che ha la pessima tendenza ad accumulare muffe se non adeguatamente tenuto, per non correre rischi anche seri legati alla salute le parti più esposte al fiato vanno cambiate. L'ideale, per l'usato, sarebbe quindi comprare una cornamusa con la formula "Sticks and stocks", cioè in pratica solo le parti in legno, magari con l'aggiunta del chanter, se necessario. In questo modo eviterete di pagare inutilmente alcune parti dello strumento che dovrete poi buttare immediatamente, risparmiando non poco così da poter acquistare le componenti da aggiungere.

Passiamo ora al nuovo. Prima di tutto dovete sapere che quasi tutte le manifatture più importanti propongono, accanto agli strumenti tradizionali in legno, anche cornamuse in materiale plastico, che può assumere diversi nomi commerciali quali Polypenco, Acetyl e Delrin in base al produttore. Normalmente, nel linguaggio comune, per comodità ci si riferisce però ad essi col solo termine "polypenco" o anche con l'abbreviazione "poly". Non fatevi ingannare dal materiale: non si tratta affatto di strumenti giocattolo, anzi, spesso sono pure più buoni di certe cornamuse in legno. Sicuramente si tratta di ottimi strumenti da usare in caso di condizioni climatiche estreme in quanto molto meno fragili del legno, anche se rispetto a quest'ultimo possono dare qualche problema in più per quanto riguarda l'intonazione. 

Più economiche delle cornamuse lignee, anche se non di molto, rappresentano sicuramente una valida alternativa per i principianti proprio perché essendo meno fragili richiedono meno manutenzione e meno attenzioni, anche se chiaramente alla lunga andranno sostituite con una cornamusa di qualità in legno, sicuramente dotata di un suono migliore. Anche in quel caso però lo strumento in plastica potrà essere tenuto come set di riserva, da usarsi appunto in condizioni meteo estreme oppure tutte le volte in cui la qualità del suono sarà meno importante della salute dello strumento, ad esempio durante un'escursione in montagna e situazioni simili. 

In alto una cornamusa McCallum in materiale plastico, in basso uno strumento della stessa manifattura in legno.

Come potete notare, a un primo sguardo, e quindi naturalmente solo a livello estetico, i due strumenti si presentano molto simili: soltanto a distanza ravvicinata è possibile comprendere che materiale è stato usato nella loro realizzazione. 

Se state quindi pensando di acquistare la vostra prima cornamusa, gli strumenti usati non vi convincono per motivi igienici e avete paura di rovinare una cornamusa nuova in legno, non sapendo bene come trattarla, prendete pure liberamente in considerazione gli strumenti in materiale plastico. Costando anche un po' di meno di quelli in legno, per un principiante non sono affatto una cattiva scelta, anzi, tutt'altro!

Parlando invece delle cornamuse lignee, anzitutto serve capire quali legni vengono usati oggi nella produzione di questi strumenti. La parte del leone la fa sicuramente il cosiddetto African Blackwood (Dalbergia melanoxylon o Mpingo), spesso per convenzione abbreviato con l'acronimo ABW. Si tratta di un legno molto duro e costoso, con caratteristiche di consistenza e resistenza all'umidità che ben si adattano alle necessità degli strumenti a fiato; e infatti la quasi totalità delle cornamuse prodotte al giorno d'oggi viene realizzata proprio con questo legno, da molti ritenuto il migliore in assoluto per i nostri strumenti. Altri legni possono essere il cocobolo, il cocus wood (o granadillo) e l'ebano, ma gli ultimi due sono rimasti ormai solo negli strumenti prodotti in passato e ancora in attività, essendo scomparsi dalla produzione attuale di cornamuse al pari di altri legni locali, meno esotici, usati in origine in Scozia. In ogni caso, a meno che non siate alla ricerca di qualcosa di veramente unico sia dal punto di vista sonoro che estetico, l'African Blackwood è più che un ottimo legno per la vostra cornamusa, e scegliendolo vi risparmierete i rischi legati ai legni sperimentali, che spesso vengono abbandonati dopo alcuni anni di sperimentazione perché ci si accorge che in determinate condizioni climatiche possono presentare problemi di instabilità o addirittura essere troppo facilmente soggetti a crepature. Una sorte, del resto, che ha già colpito i legni che ho citato poco sopra. Intendiamoci, anche l'African Blackwood corre il rischio di creparsi, in determinate condizioni, magari non fosse così! Infatti, scegliendo uno strumento in legno, è bene che vi fissiate in mente fin da ora che dovrete imparare a curarlo dedicandogli tutte le attenzioni di cui necessita, quali ad esempio evitargli sbalzi eccessivi di temperatura ed esposizioni dirette a fonti di calore, scongiurare accumuli troppo consistenti di umidità e oliarlo almeno una volta all'anno, per la precisione prima dell'estate. Ora, se all'ultima parte volendo possiamo pensarci noi, essendo l'oliatura delle cornamuse tra i servizi offerti dal nostro negozio, la cura quotidiana dello strumento rimarrà tutta a carico vostro. 

Calcolate inoltre che per avere uno strumento nuovo in legno sarà necessario aspettare un po' di tempo, solitamente da pochi mesi ad alcuni anni, in base alla manifattura scelta e al tipo di prodotto che desiderate. Infatti gli strumenti in legno vengono realizzati su ordinazione, anche se alcuni negozi possono tenere qualche strumento già pronto per la vendita. Una scelta che noi però non condividiamo affatto, semplicemente perché si corre il rischio, in caso di mancata vendita immediata, di trattenere a lungo in negozio uno strumento che per sua stessa natura ha invece bisogno di essere suonato costantemente. Insomma, una cornamusa scozzese andrebbe suonata già appena nata, per cui vi sconsigliamo anche di comprare strumenti in legno rimasti in un negozio per un tempo indefinito, a meno che non abbiate l'assoluta certezza che sono stati realizzati da poco. Alcune manifatture hanno infatti l'abitudine di stampare da qualche parte sullo strumento l'anno di realizzazione, se non proprio il mese, per cui in quel caso diventa facile capire l'età dello strumento di vostro interesse.

Ora, qui non voglio fare nomi per non far torto a nessun produttore, però considerate che uno strumento realizzato da una delle principali manifatture, quali sono ad esempio quelle proposte dal nostro negozio, richiede in media un tempo di attesa che si aggira intorno ai due mesi. Il discorso cambia se ci si rivolge al piccolo artigiano, che potrebbe farvi aspettare anche dai due ai cinque anni per avere un set, in base alla mole di lavoro che ha al momento dell'ordinazione. Chiaramente però difficilmente un principiante può essere interessato a prodotti di questo tipo, sia per i costi elevati, che tra l'altro non sempre vengono giustificati dalla migliore qualità (anche se spesso è così), sia appunto per i tempi di attesa. Il piccolo artigianato in genere è indicato per un piper di esperienza che ha bene in mente che tipo di strumento vorrebbe e che quindi si rivolge a un artigiano per avere una cornamusa interamente personalizzata, cosa difficilmente ottenibile con la grande distribuzione, che pure in genere consente un certo grado di personalizzazione. 

Per capire in cosa consiste questa personalizzazione, dirò subito che in buona parte riguarda esclusivamente l'estetica dello strumento, mentre difficilmente un costruttore vorrà (o potrà) intervenire sul suono dei propri strumenti, salvo richieste davvero particolari tipo quelle che possono venire da un piper di riconosciuta abilità. Ma sulla qualità del suono torneremo più avanti, per il momento occupiamoci della parte semplice, appunto l'estetica. Se date un'occhiata a vari modelli di cornamusa, anche a quelli presenti su questo sito, noterete che parti dello strumento quali ferrules, slides, projecting mounts, mouthpieces, ringcaps, bushes (v. questo articolo se non conoscete i termini) e via dicendo possono essere realizzati in diversi materiali come plastica imitazione avorio o corno, metalli quali nickel e argento, legni come l'African Blackwood (in questo caso in genere un tutt'uno col resto dello strumento), mopane e bosso e molto altro. Non solo, nel caso dei metalli le finiture possono essere lisce oppure decorate con vari pattern, diversi in base al modello e/o alla manifattura. Nel caso dell'argento addirittura le decorazioni vengono fatte a mano, col risultato che il prezzo dello strumento lievita enormemente per motivi legati esclusivamente all'estetica. Se mi permettete di esprimere un parere personale, io non amo affatto gli strumenti con decorazioni in argento, per una serie di motivi che vanno dal loro peso eccessivo, che li rende davvero scomodi da maneggiare a lungo, fino alla considerazione che il denaro speso in decorazioni potrebbe essere investito molto meglio in accessori di qualità superiore, migliorando così il suono dello strumento. Mi è capitato anche troppo spesso di vedere piper danarosi in possesso di costosi strumenti ma equipaggiati con ance di bassa qualità, con una sacca inadatta al suonatore o peggio ancora senza alcun sistema di controllo dell'umidità quando era palese che sarebbe servito. Per intenderci, è un po' come comprare una Ferrari e montarle gli pneumatici di un'utilitaria; insomma, non proprio il massimo, ma la mia chiaramente è soltanto un'opinione. Se avete i soldi e volete comprarvi una cornamusa da diecimila euro, non vi fa niente se vi demolisce una spalla irrigidendovi mentre suonate e avete tutta l'intenzione di equipaggiarla con le migliori ance che vi riesce di trovare fate pure, i soldi sono vostri, ci mancherebbe! 

Nelle seguenti immagini trovate alcuni esempi di cornamuse di manifatture e con finiture diverse:

CORNAMUSE MCCALLUM 

  1. In Acetyl con projecting mounts, ferrules e ringcaps in imitazione avorio 
  2. In ABW con projecting mounts in ABW e ferrules, ringcaps e slides in lega     
  3. In ABW con projecting mounts in imitazione avorio e lega, ferrules e ringcaps in imitazione avorio e slides in lega
  4. In ABW con projecting mounts, ferrules, ringcaps e slides in lega  
  5. In ABW con projecting mounts in mopane e ferrules, ringcaps e slides in lega
  6. In ABW con projecting mounts in imitazione avorio e ferrules, ringcaps e slides in lega

   Nei modelli da 1 a 4 notare la finitura del legno "combed and beaded" (v. sotto) mentre nei modelli 5 e 6 la finitura è liscia.        Nei modelli 5 e 6 notate anche la forma della campana a calice, mentre nei modelli 3, 4 e 6 c'è da notare la lavorazione del metallo con pattern decorativi. 


CORNAMUSE WALLACE 

  1. Combed and beaded in ABW con button mounts (più stretti dei molto più comuni projecting mounts) in ABW e ferrules e ringcaps in lega
  2. Come il modello 1 ma con finitura liscia
  3. Combed and beaded in ABW con projecting mounts in ABW. Ferrules, ringcaps e slides in lega con decorazioni.
  4. Finitura liscia con projecting mounts, ferrules e ringcaps in imitazione avorio. 

Un dettaglio dei Button mounts delle cornamuse Wallace presentate qui sopra

Tornando alle decorazioni, anche il legno stesso dei bordoni può presentare diverse finiture, che vanno dall'essere totalmente liscio al presentare una decorazione a righe nota come "combed" (pettinata) fino al sistema più largamente usato di questi tempi, ovvero il cosiddetto "combed and beaded", cioè la "pettinatura" alternata a dei cerchi in rilievo. Negli ultimi anni, grazie alla nascita di nuove tecnologie, alcune manifatture hanno addirittura iniziato a proporre decorazioni del legno anche molto complesse, del tipo con nodi celtici e disegni simili. Un sistema che di mio trovo eccessivo, e anche un po' di cattivo gusto, per la smodata ridondanza di decorazioni, ma ovviamente siamo sempre nell'ambito dei gusti personali. Se vi piacciono questi strumenti liberissimi di prenderli, alla fine si tratta solo di estetica, la cosa veramente importante è un'altra: il suono! Eggià, perché alla fine la nostra carissima cornamusa è pur sempre uno strumento musicale, per cui la prima cosa che dovrebbe fare, al di là di come si presenta esteticamente, sarebbe proprio il suonare bene... L'avreste mai detto? Messa così sembrerebbe una cosa anche troppo banale, eppure vedendo in giro certi piper "tutto fumo e niente arrosto" il discorso non pare poi così scontato!

Ma allora, come fare per scegliere uno strumento con un bel suono? Beh, qui il discorso si fa complesso, forse anche un po' troppo per poter essere affrontato in un articolo, soprattutto senza l'ausilio di adeguati esempi sonori. Premesso che il suono dello strumento dipende in buona parte anche dalle ance che si scelgono, argomento a cui dedicherò alcuni articoli nel prossimo futuro, in questa sede posso iniziare a dirvi che il suono generale di una cornamusa, o per meglio dire il suo insieme sonoro, deriva dall'interazione tra il suono dei bordoni e quello del chanter. A sua volta, il suono complessivo dei bordoni deriva dall'influenza reciproca tra il bordone basso e i due tenori. Iniziamo quindi a occuparci proprio dei bordoni, per dedicarci al chanter in un secondo momento. 

Qualcuno, infatti, ha detto che i bordoni SONO la cornamusa, mentre il chanter è soltanto un ornamento. Lungi dall'essere solo una provocazione, questa affermazione contiene una grande verità: senza i bordoni a riempire l'ambiente sonoro, il chanter da solo suonerebbe come una specie di oboe popolare, per giunta un po' sfigatello, se mi passate il termine. È quindi proprio la presenza dei bordoni a rendere una cornamusa ciò che è, con tutta la ricchezza e la potenza evocativa del suo inconfondibile suono.

Ecco allora che quando si sceglie una cornamusa è fondamentale concentrarsi prima di tutto sui bordoni, cercando di capire che tipo di suono ci piace, quindi se più pieno, più potente, più delicato, più caldo e via dicendo. Per fare ciò, purtroppo in Italia abbiamo un grosso limite, dettato dalla difficoltà di ascoltare questi strumenti dal vivo e soprattutto di ascoltarli suonati da esecutori di altissimo livello. Tenendo presente che lo strumento da solo non fa tutto il suono, perché molto dipende anche dall'abilità dell'esecutore, normalmente è comunque prassi comune seguire i migliori piper al mondo, ascoltare il suono che riescono a ricavare dal loro strumento e poi decidere cosa ci piace di più, orientandoci in base alle loro scelte sul tipo di cornamusa e di ance da usare. Fermo restando che ogni costruttore che si rispetti al giorno d'oggi produce ottimi strumenti, sicuramente in media decisamente superiori alle cornamuse del passato (anche se non mancano le eccezioni in entrambi i sensi, naturalmente), ogni artigiano ha comunque un modo tutto suo di costruire i propri strumenti, cosa che lo porta a ottenere un suono unico, a volte anche facilmente distinguibile dai prodotti di altri artigiani. Mentre, come ho già detto, tutto il discorso che riguarda gli elementi esterni coinvolge esclusivamente l'estetica, per cui non c'è alcuna differenza tra due strumenti dello stesso costruttore che hanno, per dire, i mounts in metallo oppure in legno, nel caso dei bordoni una differenza di foratura anche minima all'interno può dare suoni sensibilmente diversi. Ed è proprio questo che a livello sonoro differenzia maggiormente una manifattura dall'altra: la lavorazione interna dei bordoni. 

Purtroppo però, come dicevo, in Italia non è sempre facile farsi un'idea della differenza tra i vari strumenti, per non parlare del fatto che solitamente per un principiante è anche molto difficile comprendere appieno queste differenze. Vero che ci sono molti video online, ma credetemi, nessun video riuscirà mai a far capire pienamente come suona una cornamusa; ci sono troppe variabili date dall'ambiente in cui si suona e dai limiti della registrazione e della riproduzione elettronica del suono per poter avere un risultato soddisfacente.

Come fare, allora, per scegliere il vostro strumento? Beh, prima di tutto ascoltate i consigli del vostro insegnante riguardo la manifattura, limitando al vostro gusto personale solo le scelte estetiche tra un modello e l'altro. Tenete sempre presente che il suono è dato in buona parte dalle ance, per cui cambiando il set di ance dei bordoni è relativamente facile ottenere suoni anche molto diversi tra loro dallo stesso strumento. Se scegliete una cornamusa di un costruttore affidabile, come ad esempio McCallum e Wallace che importiamo noi e che sicuramente sono tra i migliori anche per rapporto qualità-prezzo, non avrete mai tra le mani una cornamusa di bassa qualità. Il suono potrete poi correggerlo nel tempo, quando vi sarete formati un gusto personale sull'argomento, appunto semplicemente cambiando le ance.

I bordoni, per loro natura, sono fatti per durare a lungo, anche per secoli, a differenza del chanter che invece è soggetto a molteplici cambiamenti. Nel corso del tempo la tecnica costruttiva dei bordoni si è sicuramente evoluta, però non ha subìto grandi stravolgimenti, al punto che non è poi così raro vedere piper che ancora oggi suonano bordoni realizzati nel XIX secolo. Lo stesso non si può dire dei chanter, che invece saranno sempre di ultima generazione. Questo perché i chanter moderni, oltre ad avere un'intonazione più alta per via del cambiamento di gusto ed essere notevolmente più precisi ed affidabili rispetto ai loro colleghi più antichi, sono anche pensati per lavorare con ance moderne, a loro volta di qualità nettamente superiore rispetto a quelle realizzate in passato. Insomma, la tecnica costruttiva dei chanter e delle loro ance si è evoluta molto di più rispetto a quanto è avvenuto con i bordoni.

Tutto ciò, parlando dei chanter moderni, ci porta a un'altra domanda: scegliere un chanter in legno oppure uno in polypenco? La risposta è... dipende da vari fattori, ma soprattutto dall'uso che se ne intende fare. A livello sonoro, i chanter in legno hanno un suono più pieno e dolce rispetto a quelli in polypenco. Però sono anche molto più costosi, delicati e difficili da intonare perché più soggetti agli sbalzi di temperatura; esattamente il contrario di quanto avviene coi bordoni, dove sono invece quelli in materiale plastico a presentare maggiori problemi di stabilità. Ora, non sono un tecnico specializzato sull'argomento, però sospetto che la differenza nello spessore del materiale sia la principale responsabile di questa caratteristica, perché le pareti del chanter sono molto più sottili di quelle dei bordoni e si comportano quindi diversamente.

Date queste caratteristiche, i chanter in polypenco vengono usati dalla quasi totalità delle bande e da buona parte dei solisti, pur se con scelte di modelli in genere diverse in base all'uso che se ne vuole fare. Alcuni chanter in plastica infatti sono pensati maggiormente per un uso bandistico, mentre altri per un uso solistico, altro fattore da tenere a mente quando si tratta si sceglierli. Nel caso abbiate intenzione di unirvi a una banda, comunque, chiedete a loro che chanter usano, perché una caratteristica delle bande è proprio quella di usare lo stesso modello di chanter per tutti i piper, cosa che non avviene invece per i bordoni. Il motivo è presto detto: usare tutti lo stesso chanter (e con le stesse ance) limita di molto i problemi legati all'intonazione dell'insieme, dato che tutti i chanter tenderanno a comportarsi più o meno allo stesso modo nei confronti degli sbalzi di temperatura e umidità atmosferici, da sempre nemici della stabilità dell'intonazione. 

Naturalmente però nessuno vi impedisce di comprarvi un chanter per la banda e uno per voi, anche perché spesso i chanter da banda non sono il massimo, quando vengono usati da solisti. Riguardo i chanter in legno, invece, solitamente vengono scelti principalmente per un uso solistico, specie se di alto livello (ma non solo), per curare al massimo la bellezza del suono dello strumento, fondamentale nelle esibizioni di questo tipo. Per un principiante, la scelta migliore rimane quindi comunque il chanter in polypenco, non fosse altro che per il fatto che è meno delicato rispetto a quello in legno. Un fattore assolutamente da non sottovalutare, quando non si ha dimestichezza con lo strumento e con il modo corretto di maneggiarlo!

Passiamo ora ad alcuni aspetti che sembrano secondari ma che non sono affatto da sottovalutare durante l'acquisto di una cornamusa. Premetto che prossimamente scriverò alcuni articoli riguardanti la scelta delle ance e della sacca, argomenti abbastanza complessi da meritare uno spazio a sé senza allungare ulteriormente a dismisura questo già lunghissimo articolo. Rimangono però alcuni altri fattori da considerare, il più importante dei quali è sicuramente la lunghezza del blowpipe, cioè di quel "tubo" che consente di soffiare l'aria all'interno della sacca. La sua lunghezza ideale deve permettere di suonare con una posizione confortevole della testa, quindi senza dover guardare verso il basso per via di un blowpipe troppo corto o, al contrario, di tenere la testa troppo in alto per colpa del blowpipe troppo lungo. Entrambi questi difetti si riflettono poi negativamente sul comfort mentre si suona, e aprono la strada a problemi di salute legati non solo al benessere del collo ma anche a quello di mani e braccia. 

La giusta lunghezza del blowpipe dipende da vari fattori, legati indubbiamente all'altezza del piper, ma non solo a quella. Personalmente mi fanno sorridere, ma di un sorriso amaro perché so che danni possono provocare, certe tabelle che si trovano talvolta in rete con cose del tipo altezza del piper=questa lunghezza del blowpipe. Se si ragiona un attimo, diventa subito evidente come l'altezza della persona, da sola, non basta. Una persona può essere sì alta, però solo di gambe, e avere quindi un busto e un collo corti, tanto per dirne una. In questo caso è chiaro che il blowpipe non dovrà essere troppo lungo. Naturalmente può succedere anche il contrario, con una persona bassa ma dotata di un collo piuttosto lungo... 

Tre diversi modelli di blowpipe:

  1. Tradizionale
  2. Estendibile
  3. Estendibile e snodabile

Insomma, senza voler prendere in considerazione tutta la casistica morfologica possibile, vi dico subito che come sempre il consiglio di un insegnante, quindi di qualcuno che oltre alla competenza vi conosce di persona e sa come siete fatti, può aiutare molto nella scelta del blowpipe. Siccome però esistono vari tipi di blowpipe, da quello tradizionale a quello estendibile fino a quello sia estendibile che snodabile (v. foto sopra), in caso di dubbi sulla lunghezza potreste optare per uno degli ultimi due, così da poterlo regolare, solitamente anche a più riprese, strada facendo. Il blowpipe tradizionale infatti consente solo di sostituire il mouthpiece, cioè la parte terminale che entra in bocca, cambiandone la lunghezza. Un'operazione che però, nel caso abbiate optato per un modello di cornamusa con mouthpiece in metallo decorato, andrà a danno dell'estetica dello strumento, perché se non sapete preventivamente la lunghezza corretta del blowpipe così da avvisare la manifattura in fase di realizzazione della cornamusa dovrete accontentarvi di "banali" mouthpiece in plastica sostitutivi dell'originale lavorato. Un male che del resto, purtroppo, vi colpirà anche se sceglierete invece un blowpipe estendibile e/o snodabile, solitamente realizzati interamente in plastica senza possibilità di decorazioni. 

Parlando sempre del blowpipe, un'altra cosa da tenere in considerazione è la valvola di non ritorno tradizionalmente fissata proprio alla sua base, per capirci nella parte che entra nello stock. La funzione di questa valvola, come suggerisce il nome, è quella di impedire che l'aria immessa nella sacca torni in bocca all'esecutore, aumentando la fatica fisica necessaria per suonare. 

Tre modelli diversi di valvole di non ritorno:

  1. Tradizionale
  2. La BandSpec Little Blowpipe Valve
  3. La Moose Valve 

Chiaramente la tenuta d'aria di questa valvola è molto importante, e qui va detto che purtroppo i modelli tradizionali non sono un granché per quanto riguarda questo aspetto, e dico "purtroppo" perché sono anche i modelli più economici. Per fortuna però nel tempo le cose sono parecchio cambiate e adesso si trovano sul mercato varie opzioni caratterizzate da una tenuta d'aria alquanto migliore. Anzitutto alcuni blowpipe montano già una valvola al loro interno, ma anche se questo non fosse il vostro caso c'è sempre la possibilità di optare per una valvola interna allo stock, tipo la Moose Valve presente nel nostro negozio (che secondo noi è pure la scelta migliore per tutta una serie di motivi legati anche all'igiene, essendo molto facile da smontare e ripulire), oppure di una valvola da installare alla base del blowpipe come la BandSpec Little Blowpipe Valve, sempre presente nel nostro catalogo. Va però detto che quest'ultima opzione a volte richiede di far allargare il foro del blowpipe alla sua base, qualora il diametro ridotto dovesse renderlo necessario, un'operazione relativamente facile con i blowpipe in legno ma più complessa con quelli in plastica. Qualunque sia la vostra scelta, potete star sicuri che ogni valvola di concezione moderna avrà comunque una tenuta d'aria di molto migliore rispetto al modello tradizionale. 

Cambiando argomento, un'altra cosa da prendere in considerazione è il tipo di cover, cioè della "copertina" che riveste la sacca. Mentre i cords, cioè quella specie di cordone che tiene uniti i bordoni, non hanno particolari esigenze e vanno bene un po' tutti i tipi in commercio, la cover è un altro discorso. La sua funzione non si limita alla semplice protezione della sacca, anche se questo è sicuramente il suo scopo principale, ma deve anche permettere alla sacca stessa di respirare, lasciando passare un po' di umidità. Per questo motivo mi sento di sconsigliare caldamente certi modelli impermeabili che si trovano talvolta sul mercato, a meno che non dobbiate suonare sotto un diluvio; in quel caso però forse fareste meglio a desistere dall'intento, per la salute vostra e del vostro strumento. I modelli in tartan o in velluto invece vanno sempre bene, l'importante è verificare che abbiano una pezza in materiale antiscivolo, una cerniera con chiusura diretta verso la parte posteriore della sacca (quella che resta alle vostre spalle, per intenderci), molto più pratica del contrario, e possibilmente anche una chiusura in velcro, anche se questa ha un'importanza esclusivamente estetica. In ogni caso, se comprate lo strumento, o anche solo la cover, da noi, potete star sicuri che avrete tutte le caratteristiche necessarie!

Per finire, a questa lunga serie di consigli per aiutarvi nella scelta della vostra cornamusa non può mancare una considerazione di tipo economico, che va ad aggiungersi all'esortazione a investire più nella qualità di ance ecc. che nelle decorazioni dello strumento. Quando calcolate il vostro budget, non dimenticatevi che al costo dello strumento dovrete aggiungere anzitutto la custodia, ma anche una serie di accessori per la manutenzione assolutamente indispensabili fin dall'inizio. Per aiutarvi, eccovi un elenco di cosa serve da subito:

  • Canapa cerata sia gialla che nera (hanno usi diversi)
  • Canapa non cerata (come sopra)
  • Tappi per gli stocks - servono per tenere controllata la tenuta d'aria della sacca
  • Tappi per i bordoni - nessuno inizia suonando già direttamente tre bordoni, per cui i tappi chiudono i bordoni che non si usano, ma la loro utilità non si limita solo a quello
  • Nastro per l'intonazione - si applica sui fori del chanter, quando necessario, per regolare l'intonazione di ogni singola nota
  • Reed protector - protegge l'ancia del chanter quando non è nello stock, cioè ogni volta che si mette lo strumento a riposo. Trattenere il chanter nello stock quando non si suona porta l'ancia ad ammuffirsi
  • Gommini per salvare i denti - si applicano sul mouthpiece, perché mordere direttamente un pezzo di plastica porta invece il vostro dentista ad arricchirsi più in fretta!
  • Scovolini - servono per asciugare l'interno di bordoni e chanter quando si finisce di suonare
  • Un'ancia del chanter di scorta - perché difficilmente la vostra prima ancia durerà molto a lungo... Ma nemmeno la seconda e la terza, fidatevi!

Nella foto, alcuni degli accessori 

per la manutenzione più importanti:

  1. Rotoli di canapa, cerata e no
  2. Nastro per l'intonazione
  3. Scovolini
  4. Tappi per i bordoni
  5. Tappi per gli stock
  6. Gommini per i denti
  7. Reed protector
  1. Olio
  2. Disinfettante
  3. Custodia per le ance
  4. Accordatore
  5. Tappi per le orecchie

Altre cose meno indispensabili, ma che vi serviranno più prima che poi, sono:

  • Disinfettante - si può usare su tutte le parti della cornamusa, a patto che sia pensato specificamente per questo scopo per non correre il rischio di danneggiare qualcosa. La quantità di umidità che si crea mentre si suona porta infatti lo strumento a sviluppare col tempo muffe e funghi nocivi, anche se questo problema può essere evitato almeno in parte lasciando asciugare adeguatamente la nostra cornamusa ogni volta che viene usata. In ogni caso, una passata di disinfettante all'interno della sacca, su mouthpiece e blowpipe e magari anche sulle ance almeno una volta ogni tanto non fa di certo male.
  • Tappi per le orecchie- indispensabili se suonate al chiuso e in spazi ristretti. Ricordatevi che la cornamusa ha un'intensità che si aggira intorno ai 100-110 dB, a lungo andare assolutamente dannosa per l'udito se non viene adeguatamente protetto. Servono tappi specifici, pensati per far passare certe frequenze e isolarne altre mantenendo piacevole il suono dello strumento, cosa che non avviene coi comuni tappi in vendita in farmacie o supermercati.
  • Olio - solo se avete una cornamusa in legno e solo se vi occupate voi della sua manutenzione.
  • Custodia per le ance - con quello che costano e con la fatica che si fa per averne una decente pronta per suonare, un po' di protezione non guasta mai!
  • Accordatore - aggeggio indispensabile nell'attesa che sviluppiate un orecchio sufficientemente buono da permettervi di accordare lo strumento senza di esso, una cosa che richiede sì anni di pratica, ma che rimane sempre l'opzione migliore.

Bene, siamo arrivati alla fine dell'articolo. Nel complimentarvi con voi per aver retto finora, vi ricordo che se avete dubbi o domande siamo sempre disponibili a fornire assistenza, sia di persona in negozio che telefonicamente o via e-mail. Trovate i contatti qui sul sito. 

Grazie per l'attenzione!

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